CHI SI BATTERA’ PER L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA NELLA SCUOLA ITALIANA ?
Il raggiungimento dello stato giuridico e l’immissione in ruolo degli IDR ha rappresentato e rappresenta un grande e indiscutibile successo pur con le incertezze e le questioni rimaste aperte, ma non è sicuramente il traguardo definitivo e finale che qualcuno si attendeva.
E’ la nascita di qualche cosa che abbiamo il dovere di alimentare, di difendere e di far crescere, se non vogliamo che tutto muoia.
Non è sfuggito a nessuno che lo stato giuridico e l’immissione in ruolo degli IDR hanno scatenato la reazione selvaggia e scomposta da parte di grossi sindacati e da parte di frange politiche ideologicamente ben connotate.
Forse qualcuno pensava che lo stato giuridico e il ruolo avrebbero messo al riparo gli IDR dagli attacchi di quanti si sono sempre opposti all’insegnamento della religione cattolica nella scuola italiana; ma i fatti degli ultimi mesi sono segnali che non si possono trascurare e ci devono far riflettere sul vero obiettivo di quanti oggi aggrediscono il diritto e la dignità professionale degli IDR, “dimenticando” ancora una volta che stanno danneggiando dei lavoratori della scuola: questione che considerano di nessuna importanza perché il loro scopo – neppure più tanto nascosto – è quello di eliminare l’insegnamento della religione cattolica in nome di un presunto e pretestuoso laicismo della scuola.
Già nell’estate del 2005 “la Repubblica” aveva dato fiato alle trombe di questo esercito di laici che trovano ascolto in ambienti politici, sindacali e cattolici insospettabili; adesso anche socialisti, radicali e qualche altro nuovo campione del laicismo fanno sfacciatamente campagna elettorale programmando la revisione del concordato e attaccando il Vaticano: è evidente che c’è ormai una guerra dichiarata contro la Chiesa cattolica, una guerra che già coinvolge l’insegnamento della religione cattolica e di conseguenza gli IDR. Non accorgersene significa averla già persa.
Quanto alle curie, qualcuna si preoccupa soprattutto “di conservare il proprio indiscusso potere” sull’insegnamento della religione cattolica e sugli IDR, e continua a pensare che tutto debba rimanere inalterato, non accorgendosi che la scuola è cambiata, che la società è cambiata, e che il loro potere è un anacronismo che può solo danneggiare l’insegnamento della religione cattolica e la presenza degli IDR nella scuola; purtroppo queste curie sottovalutano l’avversario o preferiscono pensare che “i barbari non avranno mai il coraggio di superare i confini dell’impero” e che quindi non ci sarà nessuno scontro.
Qualche altra curia è più consapevole del rischio di uno scontro, ma preferisce difendersi con l’ipotesi di un auspicabile e probabile compromesso pur di salvare la pace e i loro interessi: l’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica potrebbe essere il prezzo da pagare nella logica di questo compromesso.
In questo quadro di manifeste ostilità, sorprende l’ingenuità dei colleghi che o non vedono o non vogliono vedere, ma preferiscono pensare che ormai dopo il concorso tutto sia sistemato e niente e nessuno potrà mai più disturbare la loro pace e i risultati acquisiti. Questi colleghi preferiscono pensare a come ottenere una sede più comoda, qualcuno pensa già di passare ad insegnare altre materie esprimendo la propria insoddisfazione e la propria stanchezza per il servizio di Insegnamento della Religione Cattolica: ma sbagliano se pensano che sia venuto il momento di pensare solo a coltivare il proprio orticello.
Staremo a vedere chi si batterà veramente per gli insegnanti e per l’insegnamento della Religione Cattolica nella scuola italiana.
Alberto Borsò
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