Modica,
12 gennaio 2001
All’On.le
Lapo PISTELLI
Camera dei Deputati
ROMA
e p.c. all’On.le Renzo INNOCENTI
Presidente
della XI Commissione Lavoro
Camera dei Deputati
ROMA
Agli Onorevoli Componenti
la XI Commissione Lavoro
Camera dei Deputati
ROMA
Prot.048
In
merito al Suo intervento[1]
durante la seduta del 9 gennaio u.s. della XI Commissione
lavoro:
1.
Siamo lieti di poter constatare l’orientamento favorevole
della maggioranza di dare un giusto ed equilibrato stato
giuridico ai 24.000 docenti di religione. Le sue osservazioni
sulla norma dell’art.5 “oltre al danno . si aggiunge la
beffa .” sono riflessioni che ci trovano molto d’accordo,
avendole questo sindacato esposte sin dal 19 luglio 2000
e in pi riprese sul nostro Notiziario (Professione
i.r. 5/2000 e 6/2000).
2.
La definizione di una legge non corre sui binari
della scadenza legislativa, ma dell’opportunit di dare
un’equa e adeguata risposta ai bisogni del paese e della
categoria professionale dei quali la legge tende a riconoscere
diritti e a rispondere a bisogni imprescindibili.
3.
Gli idr (= insegnanti di religione)
aspettano da decenni uno stato giuridico ed ora “il
Parlamento pu in 10 settimane” (il tempo della scadenza
naturale della legislatura) approvare un ddl che riconosca
i diritti professionali degli idr (cfr la
petizione popolare presentata dallo Snadir a proposito
dell’art. 5 del ddl del Senato annunziata in Aula il 1
dicembre 2000 ed assegnata alla Commissione Lavoro della
Camera con il n.1731; inspiegabilmente non stata ancora
allegata ai disegni di legge sullo stato giuridico all’esame
della predetta Commissione).
4.
Per ci pi democratico prendere in considerazione
gli emendamenti (si
veda allegato) che propone lo Snadir, in qualit di
sindacato di categoria. Emendamenti chiari, puntuali, trasparenti,
che intendono esprimere la volont di una categoria professionale.
5.
E’ facolt e diritto di ogni professionista esprimersi
istituzionalmente in una categoria professionale e magari
in un sindacato che tuteli i suoi diritti e organizzi proprie
strategie di appello, di vigilanza, di istanze e di iniziative
legittime e democratiche perch il Parlamento non decida
separatamente, ma autonomamente e indipendentemente, dai
soggetti sui quali sta legiferando, sempre in funzione del
diritti di tale categoria e in piena conformit costituzionale.
6.
Organizzare, esprimere e manifestare ai nostri eletti
parlamentari il riconoscimento dei nostri diritti non equivale
ad “influenzare l’attivit parlamentare”, perch “in realt”
intendono offrire un contributo alla “maggioranza e alla
Commissione” “chiamate a trovare una soluzione equa ad un
problema irrisolto ormai da anni.”.
7.
E la richiesta dei 24000 idr non una richiesta
che privilegia una minoranza di potere richiedendo favori
privati e/o lesivi di interessi comuni, come si addice ad
una lobby. Gli idr richiedono soltanto l’applicazione di
un diritto costituzionale da riconoscere a tutti i lavoratori.
8.
Perch noi rappresentiamo noi stessi. Cos come ogni
idr si fa rappresentare dal sindacato che lo tutela e gli
garantisce il riconoscimento non di privilegi ma di diritti
giuridici che scaturiscono dalla natura della sua professione
e dal ruolo sociale e culturale che svolge a favore del
paese.
9.
La nostra
richiesta non quindi finalizzata ad ‘elemosinare’ o ‘pretendere’
privilegi, ma a
chiedere
alla Commissione di valutare i nostri emendamenti leggendoli
alla luce delle motivazioni che li sottendono
definire
da parte della Commissione una proposta di legge da portare
alla discussione del Parlamento nella quale agli idr siano
riconosciuti i loro diritti professionali
“sgombrare
preliminarmente il campo dal sospetto che i 24 mila docenti
di religione costituiscano una lobby
capace di influenzare l’attivit parlamentare”.
Come vede la
nostra non soltanto una vaga richiesta di migliorare il
testo introducendo modifiche rispettose della dignit dei
docenti di religione, lavoratori della scuola, ma la proposta
di offrire un contributo concreto, sindacale, democratico
alla definizione equa di una legge in piena autonomia del
Parlamento e in piena autonomia del nostro Sindacato.
Questa
comunicazione che Lei gentilmente sta esaminando non quindi
una richiesta privata o una privata intesa, perch, come
ogni intervento e iniziativa dello Snadir, cos come ogni
riunione istituzionale, portato a conoscenza degli iscritti
ed ai visitatori del nostro sito (fino ad oggi frequentato
da 53.234 e
continuamente aggiornato).
La
ringraziamo e speriamo di poterLa conoscere. Convinti e
consapevoli che un incontro vale pi di mille supposizioni
come un chiarimento vale pi di un pregiudizio.
Con
stima
Il
Segretario Nazionale
Prof.
Orazio Ruscica
[1]
Dal verbale della seduta del 9 gennaio
2001: “Lapo PISTELLI (PD-U) si richiama innanzitutto
agli interventi dei deputati Loddo e Duilio. Le modalit
di esame del provvedimento debbono innanzitutto tener
conto della necessit di giungere in circa 10 settimane
alla approvazione definitiva della legge. Il testo completa
una serie di interventi di riforma che il centro-sinistra
ha posto in essere nel settore scolastico. Per un esame
obiettivo dei progetti di legge occorre preliminarmente
sgombrare il campo dal sospetto che i 24 mila docenti
di religione costituiscano una lobby
capace di influenzare l’attivit parlamentare. In realt,
la maggioranza e la Commissione sono invece chiamate
a trovare una soluzione equa ad un problema irrisolto
ormai da anni. Il provvedimento contiene notevoli innovazioni
rispetto alla normativa vigente, tanto vero che l’attenzione
pubblica si incentrata sull’articolo 5, contrariamente
alla normativa transitoria. I punti da riconsiderare
riguardano in primo luogo la dotazione organica del
personale docente di religione, portato dall’Assemblea
del Senato al 60 per cento rispetto all’originario 70
per cento dei posti disponibili in ciascuna diocesi.
In secondo luogo, va rivista la disciplina che prevede
un diploma universitario per l’accesso ai concorsi per
l’insegnamento religioso. Infine, vanno riconsiderate
le modalit di accesso al primo concorso, dove con una
sola norma si prodotto un danno, non prendendo in
considerazione la posizione dei lavoratori gi in servizio,
a cui si aggiunge una beffa, consentendo la partecipazione
al concorso per l’insegnamento della religione anche
a docenti di altre materie. In conclusione, ritiene
che sia necessario completare con questo provvedimento
un processo di innovazione della disciplina del settore
scolastico, smentendo l’assunto, spesso ripetuto dai
rappresentanti del Polo, secondo il quale ormai questo
Parlamento non potrebbe pi procedere alla approvazione
di nessuna legge, in attesa delle elezioni.
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