FINALITA’ DEL SISTEMA D’ISTRUZIONE E FORMAZIONE

FINALITA’
DEL SISTEMA D’ISTRUZIONE E FORMAZIONE

UNA TRACCIA
PER UNA BREVE RIFLESSIONE

Del processo in atto di riforma della scuola è stata
data spesso l’immagine di un "cantiere aperto"
dove si progetta, si lavora, si verifica, si spostano materiali
da una parte all’altra alla ricerca di una loro ottimale
collocazione. E’ un’immagine suggestiva e, per tanti aspetti,
rispondente a quello che si sta attuando, anche per quanto
riguarda le modalità. Si evidenzia certamente l’orientamento
ad una "progressività" nelle varie fasi
di attuazione e si deve dare atto al Ministro Moratti della
volontà di confrontarsi con il mondo della scuola
in generale e con i suoi operatori in particolare.
Ciò non toglie che ogni cambiamento di rotta, anche
piccolo, di questa enorme, e per tanti aspetti affascinante,
nave che è la scuola italiana, genera dubbi, a volte
ansie, spesso contestazione, e comporta, quindi, la necessità
di una condivisione degli obiettivi di approdo quanto più
ampia possibile.
Ma soffermiamoci, per una breve riflessione, su tre delle
finalità generali di questo processo di cambiamento
del nostro sistema scolastico.
Si pone l’accento sulla importanza di un "apprendimento
in tutto l’arco della vita". E’ un principio importante
in una società colpita spesso dal cosiddetto "analfabetismo
di ritorno" di coloro che, per mancanza di occasioni
di formazione anche in età adulta, rischiano di perdere
i contatti con la mutevole realtà sociale oltre che
lavorativa. I mezzi di comunicazione di massa, televisione
in primo luogo, e quella pubblica avanti ad ogni altra,
posseggono certamente le potenzialità per operare
in tal senso, ma fanno poco o certamente molto meno di quello
che dovrebbero. Un esempio per tutti: si parla tanto della
necessità di una "alfabetizzazione informatica"
ma poco o niente è stato prodotto in tal senso nell’ultimo
anno (bisogna risalire alla trasmissione "MediaMente"
di Carlo Massarini per trovare una valida iniziativa in
tale direzione).
La concreta opportunità di un "apprendimento
in tutto l’arco della vita" riguarda anche coloro che
non sono più direttamente impegnati nella dimensione
produttiva, basti guardare al successo ottenuto dalle Università
della Terza età e all’interesse che hanno suscitato
in coloro che erano, e sono, alla ricerca di forme di aggregazione
sociale finalizzate anche ad una crescita culturale, parte
integrante per una sempre più alta qualità
della vita.
E’ allora certamente condivisibile ciò che si legge
negli allegati al D.M. n.100 del 18 settembre 2002 inerenti
al profilo educativo, culturale e professionale dello studente
alla fine del primo ciclo: "Il processo educativo individuale
(…) ha inizio con la vita e cessa con essa, in una
inarrestata dinamica di conquiste e di eventuali involuzioni,
sicché niente è mai guadagnato una volta per
tutte, niente è mai perduto per sempre".
Una ulteriore finalità riguarda la "opportunità
di raggiungere elevati livelli culturali". In generale,
l’idea di una scuola delle opportunità è interessante
e l’Italia, già da molti anni, ha certamente investito
risorse nella scuola primaria e nella scuola secondaria
di primo grado, come è possibile ricavare dai dati
OCDE 2001. I risultati non sono mancati se è vero
che il sistema della scuola primaria ci è invidiato
dagli altri Paesi e tante perplessità suscita ogni
suo potenziale cambiamento. Ricordiamo anche, per questo
aspetto, la scelta di sostenere, attraverso progetti mirati,
le scuole operanti nelle cosiddette "aree a rischio",
al fine di arginare la dispersione scolastica e l’abbandono.
E’ auspicabile che una "scuola delle opportunità"
sia anche capace di indagare ed affrontare le ragioni del
disagio giovanile, sia rafforzando il raccordo con le famiglie
sia aprendo le porte a quelle esperienze associative già
operanti sul territorio nell’ambito delle attività
di recupero.
Meno rilevanti, invece, le risorse impegnate nel sistema
universitario (nei dati OCDE 2001 siamo fanalino di coda
tra i Paesi riportati in tabella) e anche qui i risultati
si vedono, ovviamente in negativo, tenuto conto della bassa
percentuale di coloro che conseguono la laurea rispetto
al numero di coloro che si immatricolano. E ciò proprio
nel momento in cui risulta necessaria una spendibilità
dei titoli di studio non solo sul territorio nazionale ma
anche in ambito europeo.
Veniamo al terzo principio enunciato nelle finalità
generali del sistema d’istruzione e formazione: la "formazione
spirituale e morale". Inutile dire in che misura siano
sensibili gli insegnanti di religione rispetto alla enunciazione
di una finalità che è parte integrante degli
obiettivi e dei contenuti della propria didattica.
Utile invece ribadire che il condivisibile impegno alla
formazione spirituale e morale della persona non intacca
la laicità della scuola pubblica in quanto questa
è, e deve rimanere (specie nell’attuale realtà
di immigrazione), spazio di confronto tra le diverse identità
culturali e religiose. Deve però anche contribuire
ad un riconoscimento di quelle radici culturali e religiose
che sono specifico patrimonio dei popoli europei e che tanta
parte hanno avuto, nella storia anche sofferta di questi
secoli, nel definire un quadro generale di principi e valori
su cui oggi si fonda l’Europa come nuovo soggetto economico
e politico.
La scuola italiana è una realtà che da sempre
pone una forte attenzione educativa ai valori della pace,
della partecipazione, della solidarietà, dell’ambiente,
della convivenza civile, del dialogo tra i popoli. Tutto
ciò va detto, senza certamente volere, neanche per
un attimo, nascondere i tanti e importanti problemi che
comunque affliggono questa fondamentale istituzione e che
sono riemersi nel recente dibattito per il rinnovo contrattuale
(strutture edilizie spesso inadeguate, bassi livelli retributivi
del personale insegnante, precariato).
Avviare o intensificare un confronto sui temi sopra enunciati
e sui diversi altri che sono posti a fondamento di questo
processo di riforma, risulta indispensabile. Docenti, sindacati,
partiti, associazioni degli studenti e dei genitori, devono
farsi carico di questo cambiamento, attraverso momenti di
confronto e offerta di proposte, perché la scuola
deve essere, sempre più, un bene di tutti.

Enesto Soccavo

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *