30 GIORNI – ottobre 2000



30
GIORNI




numero
10 – ottobre 2000 – pagg.36-38




SCUOLA.
La nuova legge per equiparare gli insegnanti di religione
agli altri docenti

Due
lauree per una cattedra


Li
nomina il vescovo ma li assume lo Stato. La nuova legge
per regolarizzare lo stato giuridico degli insegnanti di
religione attualmente in discussione alla Camera. Il testo
per prevede che l’insegnante, per ottenere una cattedra,
debba avere una laurea statale, oltre ai titoli rilasciati
dalle scuole e dalle facolt teologiche. Risultato: solo
il venti per cento degli attuali insegnanti di religione
pu partecipare al concorso a cattedre


di
Giovanni Ricciardi


Il
19 luglio scorso il Senato ha approvato il disegno di legge
che disciplina lo stato giuridico degli insegnanti di religione.
Il testo attualmente all’esame della Commissione lavoro
della Camera.


Relegati
nel limbo di un "precariato permanente", con incarichi
rinnovati di anno in anno, gli insegnanti di religione attendevano
da anni una normativa che offrisse al loro lavoro una stabilit
equiparabile a quella degli altri docenti. Ma la soluzione
offerta dall’aula del Senato, anche se per motivi diversi,
ha scontentato un po’ tutti: le organizzazioni degli insegnanti,
la Conferenza episcopale italiana e i sindacati confederali.
Vediamo il perch.


Due
lauree per una cattedra


Dopo
la revisione del Concordato, con l’Intesa del 1985 il Ministero
della Pubblica istruzione e la Conferenza episcopale italiana
avevano concordato i titoli di studio che consentono l’accesso
all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole:
dottorato o licenza in Teologia, magistero in Scienze religiose
(durata minima quattro anni) per medie e superiori; baccellierato
in Teologia o diploma in Scienze religiose (minimo tre anni)
per le elementari. All’epoca non tutti gli insegnanti possedevano
questi titoli. Furono concessi loro cinque anni per mettersi
in regola, pena l’esclusione dall’insegnamento.


La
proposta di legge giunta in aula del Senato lo scorso luglio
dalla Commissione istruzione, relatore il senatore Guido
Brignone (Lega Nord), aveva anzitutto lo scopo di regolamentare
l’accesso al ruolo (cio al contratto a tempo indeterminato)
degli insegnanti attualmente in servizio, istituendo il
primo concorso a cattedre per l’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole. Il testo approvato in Commissione
prevedeva logicamente che per accedere alla selezione fossero
sufficienti i titoli accademici a suo tempo stabiliti dall’Intesa.
Ma all’ultimo momento la legge stata approvata con l’aggiunta
di un emendamento – presentato a firma dei senatori Folloni
(Rif ormatori), Manis (Rinnovamento italiano), Poggiolini
(Democratici), Monticone (Ppi), Napoli (Udeur), Pagano (Ds)
e Pingera (Svp) – che introduce una modifica sostanziale:
per partecipare al concorso per le scuole superiori non
basta pi il titolo specifico, ma occorre anche essere in
possesso di una qualunque laurea statale valida per insegnare
altre discipline.


Il
problema dell’idoneit


Il
motivo di questa modifica sembra essere legato al problema
dell’idoneit.


Gli
insegnanti di religione, per prestare servizio nelle scuole,
devono essere in possesso di un attestato di idoneit rilasciato
dal vescovo del luogo, che ha valore per la diocesi di competenza
e dal 1990 carattere permanente, ma pu essere revocato
dall’autorit ecclesiastica per motivi canonici. Il possesso
di una laurea statale (e della relativa abilitazione) che
dia accesso a un altro tipo di insegnamento permetterebbe
all’insegnante cui fosse revocata l’idoneit di transitare
in modo "indolore" a un’altra cattedra. L’articolo
4 della legge recita infatti:


"L’insegnante
di religione cattolica con contratto di lavoro a tempo indeterminato
al quale sia stata revocata l’idoneit ha titolo a fruire
della mobilit professionale nel comparto del personale
della scuola".


Ma
la preoccupazione di creare una ‘rete" che salvaguardi
il lavoratore dalla perdita del posto di lavoro conseguente
alla eventuale revoca dell’idoneit finisce per ricadere
pesantemente su tutta la categoria, perch degli attuali
insegnanti di religione solo una minoranza in possesso
anche di laurea statale. Senza contare che i casi di revoca
dell’idoneit in Italia dal 1985 ad oggi rappresentano una
percentuale minima, che ammonta allo 0,4 per cento sul totale
degli insegnanti.


Dieci
anni di studi


Introducendo
questo emendamento la legge esige infatti che il candidato
al ruolo di insegnante di religione sia in possesso di ben
due lauree. Si tratterebbe di un caso unico nella scuola
italiana, abituata a sanare situazioni di fatto, a inserire
nelle cattedre ondate di precari con abilitazioni riservate
certamente meno selettive dei rarissimi concorsi a cattedre.


"Si
richiede al docente di religione un periodo di studio superiore
a qualsiasi altro tipo di insegnamento. Infatti tra corso
teologico universitario e corso statale viene a delinearsi
un periodo di studi di circa dieci anni" ha commentato
Orazio Ruscica, segretario nazionale dello Snadir, il sindacato
autonomo degli insegnanti di religione che vanta il 20%
degli iscritti sul totale della categoria: "Chi mai
vorr insegnare religione, se per accedere all’insegnamento
ci vorranno dieci anni di studio, cio due lauree?".


Sul
problema intervenuto il cardinale Ruini, nella prolusione
che ha tenuto al Consiglio permanente della Cei a Torino
il 18 settembre scorso: "In un campo diverso, ma anch’esso
moralmente significativo perch riguarda l’educazione e
la formazione della persona, il Senato ha approvato e trasmesso
alla Camera dei Deputati il disegno di legge sullo stato
giuridico dei docenti di religione. Si tratta di una normativa
molto attesa, che era giunta all’aula del Senato in un testo
unificato" assai ben congegnato; purtroppo essa stata
peggiorata dal voto dell’aula, introducendo per il conseguimento
dello stato giuridico condizioni nuove e non previste, che
darebbero luogo a ingiuste discriminazioni".


Anche
il cardinal Martini era sceso in campo pochi giorni prima,
il 12settembre, nel corso di un incontro giubilare tenutosi
a Milano: "Quello giuridico un annoso problema e
mi pare che sia stato fatto qualche passo in avanti con
l’iter di un disegno di legge che in parte soddisfa e in
parte no. Mi sembra soprattutto una sorpresa negativa la
richiesta agli insegnanti di religione delle scuole secondarie
di una laurea per partecipare gi al primo concorso".


La
sanatoria inesistente


In
effetti la legge, esigendo una laurea statale oltre ai titoli
previsti dall’Intesa del 1985, non prevede neppure la possibilit
di sanare le situazioni di fatto. La laurea statale infatti
richiesta anche per accedere al primo concorso, concepito
appositamente per permettere l’immissione in ruolo di chi
insegna stabilmente da tempo. Tant’ vero che uno dei requisiti
indispensabili per la partecipazione l’essere attualmente
in servizio da almeno quattro anni. Il risultato che,
per la scuola superiore, poco pi del venti per cento degli
insegnanti di religione potrebbe oggi partecipare al concorso.
Tutti gli altri sarebbero costretti a ripiegare sulla selezione
per la scuola di base, che non prevede il possesso del titolo
statale, aumentando a dismisura il numero dei partecipanti
e riducendo di conseguenza le possibilit di accesso al
ruolo senza tenere conto dell’anzianit di servizio e della
continuit didattica. Si verificherebbe inevitabilmente
un valzer di cattedre e di passaggi dalle superiori alla
scuola di base, creando un vuoto nella secondaria.


Altri
problemi


Ma
sull’emendamento di maggioranza anche la Uil Scuola, partendo
da premesse ben diverse, ha espresso perplessit e riserve.
Secondo la Uil Scuola la Chiesa potrebbe surrettiziamente
utilizzare la revoca dell’idoneit per "sistemare"
su cattedre statali non di religione un buon numero di suoi
insegnanti. Il meccanismo della revoca, a detta della Uil
Scuola, potrebbe rivelarsi un sistema efficacissimo per
creare un canale blindato di accesso a cattedre statali
senza passare per le normali procedure concorsuali: "Si
potrebbe addirittura delineare una singolare modalit di
accesso di questi insegnanti nelle materie curricolari della
scuola statale. In tal modo

commenta
Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola in
un comunicato stampa del 24 luglio

tali
insegnanti verrebbero agevolati escludendo altri colleghi
che avevano maggiori diritti".


Insomma,
esiste il rischio che l’emendamento di maggioranza, sia
pure introdotto per risolvere un problema reale, crei un
nodo di difficile soluzione.


Nel
testo approvato al Senato sono state introdotte anche altre
modifiche peggiorative rispetto al testo della Commissione.


La
prima riguarda i contenuti del concorso. Dato per scontato
che il candidato non poteva essere interrogato sulle conoscenze
specifiche della materia da insegnare

per
la quale competente l’autorit ecclesiastica

nel
testo proposto dalla Commissione il programma d’esame del
primo concorso doveva essere volto esclusivamente "all’accertamento
della conoscenza dell’ordinamento scolastico, degli orientamenti
didattici e pedagogici relativi ai gradi di scuola ai quali
si riferisce il concorso e degli elementi essenziali della
legislazione scolastica". Nel testo definitivo, a questi
elementi stato aggiunto "I accertamento della cultura
posseduta dal candidato nel campo delle scienze sociali,
filosofiche e storiche". Dunque, oltre alla doppia
laurea, anche un esame non meglio determinato di filosofia,
sociologia e storia.


La
seconda modifica riguarda la percentuale dei posti messi
a concorso. Essa scende nel testo definitivo dal 70 al 60
per cento del totale delle cattedre disponibili. Il restante
40 per cento rimarrebbe coperto da docenti con incarico
annuale e contratto a tempo parziale. E pur vero che anche
nelle altre discipline non vengono dati al ruolo tutti i
posti disponibili. Occorre infatti tener conto delle possibili
contrazioni del numero delle cattedre sul territorio nazionale,
legate all ‘andamento demografico della popolazione scolastica,
ma il margine del 40 per cento senza dubbio va ben oltre
queste prevedibili oscillazioni.


Agli
insegnanti, delusi dopo tanta attesa, non resta che sperare
che la Camera apporti una correzione di rotta alla strada
intrapresa.

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